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Intervista a SDR Packaging

Qui di seguito Nicolò Ferracin, direttore commerciale e GM di SDR Packaging, racconta alla rivista Converting la sua esperienza positiva con Uteco e le nostre macchine flessografiche:

 

 

Perché flexo? E perché proprio Uteco?

La flessografia ci permette di stampare con efficacia, economicità e qualità lotti dai 1000 metri “all’infinito”, gestendo anche 50 lavori al giorno. Quanto alla scelta del fornitore, nasce dal bisogno di customizzazione: avevamo delle esigenze tecniche particolari e Uteco è stata molto brava ad accoglierle e realizzarle, facendo sviluppo che ha accresciuto il nostro e il loro know-how. Le prime macchine sono di 15 anni fa e vanno ancora benissimo e oggi ne abbiamo cinque, tutte con fascia 1100 per poter gestire i lavori con la massima libertà, di cui quattro a 10 colori (due di queste hanno il gruppo roto per la spalmatura di vernice lucida e opaca) e una a 6 colori per gestire senza sprechi i lavori più semplici. Con questo parco macchine abbiamo sempre pronti il bianco, il nero e i pantoni; abbiamo macchine dedicate alla stampa interna, a quella esterna, alla vernice a registro soft touch eccetera. Con Uteco abbiamo portato in azienda le innovazioni in cui sono sempre stati all’avanguardia, anche sul controllo della macchina e della gestione dei colori.

 

Che vantaggi vi ha portato la tecnologia di Uteco?

Molti e a vari livelli. Penso, per fare un esempio macroscopico, all’affidabilità che permette di gestire decine di cambi lavoro al giorno, andando a registro e poi in produzione in tempi ridottissimi. E quanto conti si capisce anche solo considerando che le tirature di mille metri si stampano in 10 minuti; facendo una media, in SDR metà delle macchine è ferma per allestire nuovi lavori.

 

Non sarebbe utile una digitale?

Fatti i conti, i costi di gestione, anzitutto dei consumabili, sono ancora troppo elevati.

 

Dunque si torna alla flessibilità della flexo, con i relativi vantaggi organizzativi ed economici…

Ma anche, nel caso di Uteco, anche di efficienza energetica, e dunque ancora una volta di sostenibilità, oltre che di velocità produttiva. Inoltre, questo costruttore ha sempre lavorato per migliorare la vivibilità dello stabilimento, abbattendo l’inquinamento acustico con l’isolamento dei gruppi in movimento, e riprogettando il ponte, le stazioni colore, l’aspirazione degli odori… In SDR abbiamo tutte le certificazioni ISO di qualità e Uteco ci è sempre venuta incontro perfezionando le macchine in funzione dei vari obiettivi. Senza trascurare il fattore, spesso sottostimato, dell’estetica.

 

Estetica? Intende il design delle macchine?

Sì. In azienda passiamo tanta parte delle nostra vita e non capisco gli imprenditori che hanno case sontuose e macchine bellissime ma fabbriche brutte e trascurate. Uteco è stata la prima a curare anche l’aspetto delle sue macchine che, infatti, stanno benissimo nel nostro stabilimento e lo valorizzano. Cambia la vita alle persone che ci lavorano e trasmette all’esterno la cura che mettiamo nel lavoro, che diventa anche cura del prodotto e del cliente.

 

Insomma, le macchine Uteco aggiungono valore anche sul piano della reputazione…

Indubbiamente; infatti la nostra collaborazione si è estesa oltre gli aspetti tecnici. Per anni, ad esempio, hanno portato da noi i clienti esteri per mostrare le macchine in funzione ed era per noi una soddisfazione che in tutto il mondo parlassero dei nostri reparti belli e ordinati, puliti e bene organizzati.
Qualcuno è addirittura tornato con i suoi uomini per mostrare come si lavora. E quando, fino a non molto tempo fa, i clienti venivano in reparto per gli avviamenti a bordo macchina, era un orgoglio esibire impianti così belli.

 

Avete in programma nuovi investimenti in impiantistica?

Per servire al meglio i grandi gruppi che fanno lunghe tirature, e chiedono dunque anche la massima costanza qualitativa, potremmo dotarci di una rotocalco. Inoltre stiamo spingendo sull’automazione del lavoro: di recente, per primi in Europa, abbiamo allestito un sistema robotizzato per il montaggio automatico dei cliché e, più in generale, stiamo
studiando come ridurre i tempi di attrezzaggio off line.
Con un’aspettativa su cui Uteco ci dà soddisfazione: che l’automazione renda anche più facile usare la macchina, riducendo i tempi di formazione del personale e, di conseguenza, la dipendenza dalla disponibilità di manodopera preparata. Sia perché ci sono meno persone interessate a lavorare in fabbrica sia perché oggi cambiare azienda, luogo e addirittura mansione è molto più frequente che in passato, e le imprese devono mettersi nella condizione di gestire il turnover dei lavoratori.
Soprattutto se, come noi, producono 2 milioni di metri di materiale alla settimana.

 

 

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SDR Packaging