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La Bronze 212 racconta le radici di Uteco

Un seme piantato in un terreno fertile germoglia fino a creare un albero forte, robusto e rigoglioso. Servono dedizione, passione, cura, tempo e attenzione.

Bronze 212

Nel 1985, a San Martino Buon Albergo, un seme che ha generato forti e salde radici è stato piantato in una piccola azienda appena nata: Uteco International. All’epoca, affermarsi nel settore della stampa flessografica non era facile perché gli inchiostri utilizzati fino agli anni Cinquanta erano considerati tossici. Nonostante la poca precisione offerta dalla tecnologia offset, il settore della stampa industriale cominciò a crescere verso la seconda metà degli anni Ottanta.

 

Proprio in quel momento Uteco International riuscì a contribuire al progresso della stampa flessografica, ottimizzandone le tecnologie e migliorandone le caratteristiche.

 

Nella primavera del 1985 il lavoro di cinque persone diede il suo primo frutto: la commessa della prima macchina flessografica stack type a due colori, la Bronze 212 – un nome che presto sarebbe diventato sinonimo di garanzia.

 

Il bronzo ha, infatti, un significato culturale molto profondo: non è solo il materiale con cui viene realizzata la medaglia destinata al terzo posto nelle gare sportive, ma è anche il materiale con cui venivano realizzati oggetti pregiati, attrezzi e armi nell’antichità. È una lega leggera ma resistente, che ha permesso di creare opere maestose arrivate ai giorni nostri ancora intatte. La Bronze 212 a due colori vuole rappresentare proprio questi valori: leggerezza, ottima qualità e stabilità nel tempo.

 

I tecnici meccanici di Uteco si sono impegnati ad annaffiare giorno dopo giorno questo primo seme, già diventato ormai radice, realizzando impianti stampa a quattro, sei e otto colori, nominati seguendo rispettivamente la scala di nobiltà dei metalli preziosi: Silver, Gold e Platinum. Dopo alcuni anni questa nomenclatura si è persa, andando a classificare tutti gli impianti stampa flessografici come “Gold”, mantenendo però la numerazione originale in cui la prima cifra indicava il numero dei colori e gli altri due numeri rappresentavano il formato dell’impianto stampa.

 

La prima linea di macchine flessografiche Uteco fu progettata per essere montata in linea diretta ad un estrusore, consentendo di stampare a registro in bianca e volta il film per la realizzazione di buste di plastica. Cartenplast, il primo cliente Uteco, ha scelto la Bronze 212 perché era l’unica macchina flessografica in grado di rispondere alle sempre più esigenti richieste del mercato. Le soluzioni e gli accorgimenti meccanici ed elettronici introdotti da Uteco erano sicuramente da considerarsi innovativi per quei tempi, soprattutto in termini di riduzione dei tempi nelle operazioni di cambio lavoro.

 

La Bronze 212 era fondata su un sistema ad ingranaggi che prevedeva l’avanzamento del cilindro retinato e porta-cliché in modo simultaneo e indipendente, oltre che il movimento continuo dei cilindri inchiostratori a macchina ferma mediante motore idraulico. Tutte le macchine vendute in linea
all’estrusore presentavano inizialmente ballerini che sincronizzavano la velocità della macchina con la velocità dell’estrusore stesso. Questo impianto flessografico era dotato anche di un registro trasversale manuale, di ampiezza massima 20 mm, e di un sensore per la rottura del film posto prima del gruppo stampa. L’ultima innovazione portata dalla Bronze consisteva in una migliorata capacità di essiccazione con nuove cassette per l’asciugatura del supporto stampato.

 

Già allora Uteco era considerata un’azienda innovativa, all’avanguardia e tecnologica. Ricordare da dove si è partiti vuole esprimere nel nostro caso una forte riconoscenza alle persone che hanno permesso di far crescere le competenze che ci hanno portato oggi ad essere un azienda leader del settore del Converting.

 

I sentieri percorsi, le difficoltà riscontrate e i successi meritati rendono unica la nostra azienda e speciale ogni singola persona che ha contribuito a questi successi. Ogni giorno facciamo tesoro del nostro passato, delle nostre radici e dell’immenso lavoro iniziato nel 1985 da quei cinque dipendenti.